Le motivazioni alla base dell’agire volontario
In questo mondo incentrato sulle logiche del profitto sorge spontaneo domandarsi quali siano le motivazioni alla base dell’agire volontario.
Può infatti sembrare strano che fenomeni come il volontariato, non riconducibili a motivazioni economiche, siano in costante aumento.
E allora perché lo fanno? Chi glielo fa fare? Quali sono le motivazioni alla base dell’agire volontario?
Cosa intendiamo per motivazione
Parlando della “motivazione” ci riferiamo ad un insieme di forze che provocano, dirigono e sostengono il comportamento degli individui.
Le motivazioni possono essere distinte in primarie (legate ai bisogni di sopravvivenza) e secondarie (che dipendono dal contesto e dalla cultura). Queste sono influenzate sia da variabili interne che da variabili esterne. Un esempio importante di queste ultime è l’approvazione sociale, che il più delle volte accompagna l’agire volontario.
La motivazione risulta connessa a diversi fattori biologici, culturali, ambientali ed esperenziali.
L’unica forma di scambio
Parlando di motivazione nell’ambito del volontariato essa rappresenta l’unica forma di scambio che l’individuo intrattiene con l’organizzazione. Risulta quindi molto importante a livello organizzativo e coordinativo.
Pearce distingue tre grandi categorie di motivazioni all’azione volontaria
Pearce distingue tre grandi categorie di motivazioni all’azione volontaria: le motivazioni di servizio, le motivazioni di socialità e le motivazioni legate agli obiettivi organizzativi.
1.Le motivazioni di servizio
Le motivazioni di servizio sono quelle più classiche. Riportano infatti ai concetti di altruismo e comportamento sociale. Tuttavia sono anche le più generiche e le più fragili perché tendono a diminuire di intensità con il trascorrere del tempo. L’autore sottolinea come si sia passati dall’altruismo, inteso come sacrificio personale e incondizionato, al comportamento pro-sociale. Esso implica per il soggetto anche un vantaggio personale. Nonostante ciò non viene meno l’aiuto e il sacrificio rivolto verso gli altri.
2.Le motivazioni di socialità
Seguono poi le motivazioni di socialità. Esse riguardano il desiderio di conoscere persone nuove e stringere nuove relazioni. Includono anche il desiderio di allargare la propria rete sociale. Alla base vi è una ricerca di soddisfazioni al di fuori della sfera delle relazioni primarie e di quelle lavorative.
3.Le motivazioni legate agli obiettivi organizzativi
Infine, sempre secondo Pearce, vi sarebbero le motivazioni legate agli obiettivi organizzativi. Queste sembrerebbero essere le più affidabili. Riguardano il prestigio sociale che gli individui ottengono partecipando ad un’organizzazione socialmente legittimata.
Ogni persona è diversa e vive situazioni differenti
Ogni persona è diversa e vive situazioni differenti. Da ciò possono scaturire diverse motivazioni personali.
Queste possono riguardare il desiderio di concretizzare valori solidali da parte di una persona sensibile alle tematiche sociali; il voler crescere nella carità in un’ottica cristiana; il bisogno di percepirsi utili e capaci; il desiderio di veder realizzati quei bisogni che possiamo definire “nuovi”. Questi appartengono alla nostra società complessa. Sono infatti connessi ad un miglioramento della qualità della vita. Si tratta di bisogni perseguibili attraverso un impegno attivo e responsabile. Possiamo rappresentarli in quanto esigenze di auto realizzazione, di auto espressione e di partecipazione collettiva.
Questi fattori hanno determinato l’individuazione di diversi tipi di motivazioni al volontariato: personali, di affiliazione, altruistiche, di solidarietà, di auto realizzazione.
Le motivazioni dichiarate e le motivazioni latenti
Le motivazioni dichiarate e le motivazioni latenti possono non coincidere. A tal proposito ogni azione altruistica comprende anche un orientamento verso se stessi. Si trova al centro di un continuum tra due estremi: l’essere orientati verso gli altri e l’essere alla ricerca della propria auto realizzazione.
Una presa di consapevolezza è sempre importante, tuttavia ciò non diminuisce il valore intrinseco di queste opere!
Una presa di consapevolezza è sempre importante per poter conoscere meglio se stessi e per riuscire a controllare i propri comportamenti.
In quanto volontari risulta fondamentale riuscire a migliorare sempre più nel “mettersi nei panni degli altri”.
Per poterlo fare risulta necessario diventare prima consapevoli delle nostre esperienze interne.
Soltanto imparando a conoscerci meglio e quindi ad approfondire il nostro mondo interiore, possiamo riuscire anche ad immaginare quello degli altri. E poi, come abbiamo già visto, il fatto che far del bene agli altri permetta di ricevere altrettanto bene (se pur in altre forme), non toglie valore a queste azioni ma costituisce una semplice conferma di come “il bene generi bene”!