Quanto tempo ho a disposizione questo mese?
Occupandosi troppo degli altri, si corre il rischio di perder di vista se stessi? Quanto tempo ho a disposizione questo mese?
La schiena è ricurva sul bambino, i suoi occhi sono posati soltanto su di lui ed il suo volto non mente: le rughe le solcano il viso; il trucco non solo non si vede, proprio non c’è; così come manca anche la tinta ai capelli. Il suo corpo non sembra curato ed è completamente donato ad un Altro. Questa foto raffigura una suora che vive con e per i bambini sfortunati del Mozambico e che AMMP sostiene tramite il progetto Kanimambo (sede AMMP di Campogalliano). Sembra pura follia agli occhi della nostra società che pare considerare come unico tempo davvero ben speso quello dedicato all’aspetto fisico ed a passatempi spensierati. A vederla così potrebbe forse rappresentare l’emblema della trascuratezza di sé e quindi agli occhi del mondo l’infelicità. Eppure sorride. Un sorriso quasi timido, che probabilmente non riesce a ’mascherare’ del tutto la stanchezza per le tante fatiche ed i ritmi così intensi per i suoi anni. La domanda che sorge spontanea riguarda quindi la veridicità di questo sorriso.
Questa suora potrà dirsi felice? Ripensando alla sua vita potrà definirla ricca di significato? Una risposta ad una chiamata che tornasse indietro si ripeterebbe uguale? Un’esistenza di cui essere grata e soddisfatta pur scegliendo di trasferirsi dall’altra parte del pianeta, privandosi di tutto ciò di cui avrebbe potuto disporre qui nella sua patria? Mentre mi pongo queste domande osservando la foto, mi soffermo su un dettaglio a cui non avevo badato prima e che sembra contenere tutte le risposte: anche i suoi occhi sorridono. Da questa riflessione ne scaturisce un’altra: bisogna anche ammettere che nonostante i soliti messaggi da cui siamo bombardati, la maggior parte delle persone associa attributi più che nobili all’idea di una vita basata su comportamenti generosi ed altruistici.
Ma come far coincidere tutto…
se questi principi si scontrano con le richieste dettate dai propri bisogni e con i messaggi che riceviamo dalla nostra società? Può quindi sorgere spontaneo domandarsi se il problema prioritario non dovrebbe essere soprattutto quello di raggiungere la propria realizzazione anziché pensare ad altri. In altre parole, a qualcuno può capitare di nutrire la paura che il fatto di donare tempo e/o denaro ad estranei possa nuocere alla propria persona. Il noto psicologo Alfred Adler fece dell’altruismo e della solidarietà una vera e propria scuola di vita e sapete come rispondeva a questa domanda? Così:
“Si tratta di un falso problema. Se un essere umano sceglie il contributo come significato di fondo dell’esistenza, dovrà per forza di cose dare il meglio di sé, allo scopo. Diventerà sempre più ricettivo alle necessità altrui e tenderà costantemente ad evolversi. Di conseguenza, svilupperà a fondo le proprie capacità nelle tre dimensioni principali dell’esistenza: professione, vita di coppia e sfera relazionale-affettiva.”
Un’ulteriore conferma quindi di come il bene donato torni sempre indietro!
Questa società ci spinge a far prevalere il nostro IO, a puntare molto sul consumismo, di conseguenza che i più possano finire per dimenticarsi degli altri, specie di quelle persone da cui non è possibile trarre alcun “vantaggio”. Questo significherebbe però rimanere ripiegati su noi stessi, sempre più egoisti e sempre più soli come in effetti in Italia il Corriere della Sera, già il 27 maggio 2008, affermava con il titolo “In Italia allarme sociale per la solitudine: quasi 4 milioni di italiani specie quelli nei grandi centri urbani dichiarano di sentirsi spesso o sempre soli.” La situazione attuale non è migliorata, anzi è andata peggiorando! Occorre tuttavia ricordare che per poter amare gli altri non bisogna prima dimenticare di amare sé stessi, concetto contenuto anche nel comandamento cristiano “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Questo presuppone la capacità di saper dire alcuni “no” quando viene meno il rispetto o semplicemente quando ‘si sta tirando troppo la corda’. A tal proposito risulta ormai noto come delle piccole pause permettano poi di recuperare in termini di rendimento la ripresa dell’attività perché il rischio risiede sempre nell’eccesso! Inoltre in certi momenti bisogna cercare di effettuare una fotografia oggettiva del proprio presente perché ogni percorso di vita ha le sue stagioni e le sue criticità. Penso ai problemi di salute, ad un genitore anziano da dover accudire, ad un figlio o un nipotino piccolo da dover allevare, ad una moglie o un amico da dover sostenere urgentemente con la nostra presenza.
Quanto tempo ho a disposizione questo mese? Quanto denaro?
Risulta importante cercare di rispondere a queste domande con onestà ed oggettività. Dopodiché occorre anche una certa dose di coraggio per riuscire ad uscire dalla propria zona di comfort, in modo da poter raggiungere la zona di apprendimento, che prevede prima il superamento di una zona di paura, ma che conduce ad una zona di crescita. Sarebbe anche valorizzante riuscire a capire se ci risulti più semplice aiutare le persone a noi più vicine o quelle a noi più lontane. Ad alcuni viene infatti più spontaneo aiutare i cosiddetti “estranei”, probabilmente perché ciò comporta la possibilità di ricevere una maggior dose di gratificazioni esterne, un “esser visti” dagli altri e quindi un sentirsi migliori e più gratificati. Sono quelle persone che effettuano tantissimi servizi di volontariato e fanno realmente del bene a tanti, ma non riescono a sostenere i famigliari più vicini e quindi alla fine provano spesso un senso di inefficacia. Forse fuggono nel volontariato per non pensare a problemi famigliari o per non doverli affrontare oppure provano disagio nel dover sostenere relazioni troppo intime. A tal proposito Madre Teresa diceva:
“Se avrete occhi per vedere, troverete Calcutta in tutto il mondo. Le strade di Calcutta conducono alla porta di ogni uomo. So che magari vorreste fare un viaggio a Calcutta, ma è più facile amare le persone lontane. Non è sempre facile amare le persone che ci vivono accanto […] L’amore comincia in casa. Ogni cosa dipende da come vicendevolmente ci amiamo.”
Ce ne sono invece altre che si preoccupano solo di sé e della propria cerchia di amici più vicini; oppure di sé e della propria famiglia, ma non escono da questi sistemi chiusi né permettono agli altri di farlo. Che si stiano perdendo la possibilità di arricchirsi e far moltiplicare l’amore in circolazione? Di certo non è semplice far quadrare tutto: le nostre vite sono ormai frenetiche! Per chi ci riesce però, sembra che soddisfazioni e conseguenze positive non tardino ad arrivare!
Sara Foradini